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al testo di Gil
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Non chiedermi la parola che non viene se non dopo che il seme della verità ha fecondato la terra e nel buio del grembo attende il germoglio della luce, quel tacere del verbo che si lascia morire nel silenzio, un sonno che culla il tempo nell' attesa sotto il cielo atteso come una vigilia, ché una debole fiorirura non resisterebbe al vento e la finzione dentro la voce non romperebbe i muri lasciando immutate le distanze tra destini; tu chiedimi del sangue che trema le vene e conta le ore tra l'annuncio e ogni suo natale e quel ferirsi della carne con l'amore fino a dire di sé l'estremo grido, fino a darsi nel gemito trattenuto dentro la terra la nota che lenta sale alla luce come il pianto quando nell'anima sta accadendo il cielo in un volo che rende straniera la terra. |
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